domenica 20 aprile 2008

e chi meglio di lui..


Come è strano incontrarti di sera in mezzo alla gente...

salutarci come due vecchi amici

"Ehi ciao come stai?"

quando un giorno di notte m'hai detto

"non ti lascerò mai"...

quando un giorno di notte t'ho detto

"non ti lascerò mai"...

E adesso siamo occhi negli occhi

e non serve a niente parlare...

ho la mappa di tutti i tuoi nei...

io..la potrei disegnare..

Nei tuoi occhi ritrovo i miei giorni di qualche anno fa,

le domeniche senza far niente e voglia di sincerità...

Parliamo un po'..

raccontami quello che fai..

sei lo stesso che un giorno m'ha detto

"non ti lascerò mai"...

quando un giorno di notte m'hai detto

"non ti lascerò mai"...

quando un giorno di notte t'ho detto

"non ti lascerò mai"...

Tutto il resto mi passa alle mani

come la sabbia del mare...

resta solo un diamante che brilla

e che continua a brillare...

ogni volta che mi torni in mente continua a brillare...

in un angolo della mia mente ti continuo ad amare....

domenica 13 aprile 2008

La volontà del Signore onnipotente...

...domenica pomeriggio...la primavera si fa sentire nell'aria..ho abbandonato i miei cappotti da un pò...la mia camera continua ad assumere quell'aria invernale che mi ha accompagnato per lungo tempo...prendo la macchina..comincio a percorrere strade affollate...
e ad un tratto mi ritrovo a salutare quegli alberi amici che mi hanno accompagnato durante la notte nel mio percorso verso il mio d'io..alberi amati perchè accoglienti nel mio correre da te improvviso..alberi odiati perchè culla del mio ritorno a casa..alberi malefici...severi..mistici..nei confronti di una bambina impertinente che voleva rimanere nel suo "paese della passione"...
aberi che hanno visto scorrere lacrime..sorrisi..sussulti..chiamate..tormenti..passioni..stanchezza..
e all'improvviso quelle strade tanto note...quel piccolo vicolo, letto d'attesa inerme con due minuti di ritardo..parcheggi non trovati..e sudare perchè avevo bisogno del mio letto...distributori di sentimenti contrastanti..volti sorridenti verso visi conosciuti..e quella macchina..lì..ferma..stabile..spenta..immobile..annoiata..
i ricordi riaffiorano improvvisi..e inquieta..instabile..sfuggente..scappo..il cuore scivola tra le dita..lo sento battere..non si ferma..ritorno nella mia terra...dove il grigio inonda la giornata..
e intanto prego il Signore del Passato....

venerdì 11 aprile 2008

IL D'IO APOLLO E LA NINFA DAI TRATTI SOLITARI...

Il dio fluviale Peneo emerse dalle acque e si appoggiò alla riva. Aveva una lunga barba verde che gli fluttuava fino alla cintola e in mano stringeva un ciuffo di papiri. Girò gli occhi lungo il fiume e sorrise a vedere la sua figlia prediletta, Dafne, che si lavava i lucenti capelli verde oro. Doveva ricordarsi di farle un regalo, pensò, perché proprio quella mattina si era trovato accanto al letto un mazzolino di calle palustri.
Dafne sapeva quanto gli piacessero quei bei fiori gialli. Dafne si sentiva inquieta. Era una splendida mattina d'estate, l'aria era calma e immobile. Eppure avvertiva un senso di minaccia. Perfino le rondini sembravano gridare «Pericolo! pericolo!» mentre garrivano e guizzavano in cerchio nel cielo, e anche le nuvole di moscerini parevano ronzare un oscuro avvertimento. Continuando a lavarsi mormorò una breve preghiera a sua madre Gea e la terra le rispose con un brivido di rassicurazione. Dafne rovesciò indietro i capelli creando una cascatella di goccioline che parevano arcobaleni in miniatura.
Proprio allora uno sconosciuto sbucò dagli alberi lungo la riva e allungò una mano per catturare le gocce; con un breve tintinnio, eccole trasformate in minuscoli gioielli che lampeggiavano fuoco. «Per te, mia bellissima!» disse il giovane, sorridendole e protendendo la mano. «lo sono Apollo.» Dafne si ritrasse. Non aveva mai conosciuto nessuno come lui e aveva paura. Era così alto, così dorato, e portava una faretra di frecce così splendenti da accecarla. Alzò un braccio a coprirsi gli occhi e Apollo ne approfittò per cingerla alla vita e mettersela sulla spalla, ridendo. Dopo di che corse via nel bosco.
Dafne urlava, sentendosi strappare i capelli da spine e rametti, e cominciò a scalciare più forte che poteva; alla fine gli morse una mano, tanto che Apollo la lasciò cadere con un grido di sorpresa. Allora Dafne si mise a correre. E mentre scappava invocò sua madre: «Aiutami! Salvami!». La Madre Terra ricordava la precedente preghiera di Dafne e intervenne. Improvvisamente la fanciulla si sentì rallentare il passo e, quando abbassò gli occhi, vide che dai piedi germogliavano radici, le gambe si coprivano di una liscia corteccia verde, braccia e testa diventavano rami. I capelli si fecero piatti, lisci e appuntiti, attaccandosi ai ramoscelli che le spuntavano sulla testa. Dalle foglie veniva un aroma di spezie meravigliosamente caldo e fragrante. Dafne era diventata un albero di alloro.
Apollo era dispiaciuto per quello che aveva fatto a Dafne e da quel giorno, per non dimenticarla mai, portò sempre una corona d'alloro. Ma il padre Peneo la pianse per sette lunghi anni, finché il suo fiume ruppe gli argini ed inondò di dolore le rive.

martedì 1 aprile 2008

la mia sprucchiola impertinente

E tutto termina qui mia piccola bambina impertinente...
Ogni piccolo caotico sguardo rivolto alla dispersione studentesca termina qui....
Ogni lieve batticuore di sottomissione al giudizio numerale finisce qui...
Il primo traguardo di un percorso che non avrà mai fine è stato raggiunto con successo...
Ed io impacciata nei movimenti ti ho finalmente vista illuminata dal sole...
E finalmente la vita si rimpossessa della tua indole dopo il travaglio di una pioggia incessante..
E la beata campagna silenziosa è sempre li ad aspettarti...
E il caos delle strade è pronto ad accoglierti..nuovamente....
Tutto è pronto per replicare...manchi tu..la protagonista...
Sei ormai pronta a salire sul palco...
Il pubblico aspetta solo te....